C'era una volta una principessa.

Non c’è donna che non sia stata un pochino principessa, almeno durante l’infanzia.

Del resto come potrebbe essere diverso? Cresciamo leggendo favole popolate da bellissime fanciulle che sempre incontrano un principe, altrettanto bello, che si innamora perdutamente di loro e a bordo di un cavallo bianco le porta a vivere in un meraviglioso castello.

E mentre leggiamo crediamo fermamente in quel fortunato destino.
Passa qualche anno e cominciamo anche a giocare con Barbie con la quale, com’è normale che sia, ci identifichiamo e con lei viviamo appassionanti storie d’amore con Ken, bello, denti bianchissimi, muscoloso al punto giusto…del resto anche noi non siamo niente male!

Insomma essere femmina è una vera festa!

Poi cresciamo e scopriamo, guardandoci allo specchio che le nostre misure non sono esattamente quelle di Barbie e passiamo le giornate alle finestra in attesa di un principe azzurro che non arriva, spesso neppure di un altro colore e la nostra casa è più probabile che sia un alloggio in periferia piuttosto che un castello sulla punta della collina…

E cosi crescere, diventare donne significa anche doversi rassegnare ad una vita che riteniamo ingiusta perché ci avevano promesso un destino diverso, ci abbiamo creduto e la nostra parte bambina che sempre ci accompagna ci vuole ancora credere.

Il risultato, per molte donne, è una forte frustrazione causata dal non voler cedere ad una realtà che appare poco gratificante rispetto alle aspettative così ben coltivate durante l’infanzia.

Cosi si vive sempre a mezza strada fra la realtà, considerata insufficiente e la speranza in futuro che può appartenere solo al mondo della fantasia.

È la SINDROME DELLA PRINCIPESSA che, se non riconosciuta ed elaborata ci costringe a vivere una vita infelice in cui ci si concentra solo su ciò che manca e mai su ciò che si ha.

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